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Internet è Libertà: perchè dobbiamo difendere la rete.

Roma – 11 Marzo 2010

Camera dei Deputati – Palazzo Montecitorio

Il 13 dicembre dell’ anno 2009, il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è stato colpito con una miniatura di gesso del Duomo di Milano. Ne son scaturite polemiche di ogni genere. La rete ne è stato il bacino di utenza maggiore. Vecchi siti e nuovi blog sono nati in difesa o all’ attacco del politico e quelli a cui Berlusconi proprio non piace, hanno con evidenza raggiunto percentuali di elevazione inaspettata e così reale da condurre il Cavaliere a sguinzagliare una serie di “hackers” (esperti nei sistemi di retroscena della rete), al fine di manipolare e controllare i gruppi anti-berlusconiani. In poco tempo si rese conto che il mondo di internet è meno arginabile di quanto pensasse e cominciò a parlare ufficialmente dell’ idea di proporre ai prossimi G8 e G20, una regolamentazione comune mondiale, circa il web. Il suo impero mediatico e vari organi del governo attuale, possiedono la maggior parte degli strumenti di informazione in Italia.

Nel mese di dicembre del 2009, il TIMESONLINE scriveva:

“I leader politici italiani, comprendono a malapena i programmi di videoscrittura, figuriamoci il Web. Ora se la prendono con i blogger del paese. Secondo gli standard del G8, l’ Italia è uno strano paese. Una nazione di legislatori ottuagenari eletti da pensionati di settanta anni. Tutti gli altri non contano. Questa prospettiva poco rassicurante è un’ introduzione necessaria in ogni discussione sulla politica italiana, con chi già non ne abbia familiarità. Che il governo italiano sembri incapace di adattarsi al mondo moderno, si spiega facilmente. Qualunque governo agirebbe nello stesso modo se al potere non ci fossero che i nonni.

Recentemente il legislatore italiano, ancora una volta, ha preso di mira la vita moderna, nel tentativo di introdurre una legge incredibile che imporrebbe di fatto a tutti i blogger e persino agli utenti dei social network (facebook, myspace, etc.), di iscriversi in registri pubblici statali. Anche i blog più innocui dovrebbero esser soggetti alla vigilanza del governo, nonché a tassazione, pur non trattandosi di siti commerciali. Al di fuori dell’Italia, la normativa ha generato sarcastica commiserazione da parte di attenti osservatori di tutt’altra opinione.

BoingBoing, sito web molto conosciuto tra gli hackers, ha ammiccato dichiarando che l’Italia propone la creazione di un “Ministro dei Blog”. Out-law.com, sito specializzato negli aspetti legali del web, parla schiettamennte, etichettando il provvedimento come legge “anti-blogger”. E’ comprensibile la mancanza di preoccupazione nei loro toni. Ci siamo trovati molto spesso di fronte a situazioni del genere. Ogni volta che funzionari del governo in preda al panico, che si tratti di Harare (capitale dello Zimbabwe), di Pechino o di Roma (questa è la seconda volta che viene proposto qui), decretano una nuova museruola per internet, gli smaliziati cittadini della rete subito trovano un modo per aggirare l’ostacolo. 

Perfino l’irrequieto adolescente é probabile che conosca un modo infallibile di mascherare il suo indirizzo IP. Inoltre si potrebbe facilmente sostenere che un Blogger o Typepad blog è ospitato su un server anche ben al di fuori del Bel Paese, rendendo una legge ottusa praticamente inapplicabile.

L’effetto di questa trasformerebbe tutti i blogger in Italia in potenziali fuorilegge. Ciò sarebbe ideale per i loschi traffici dei politici, bisogna ammetterlo, ma disastroso per le aspirazioni economiche sulla crescita del web italiano, senza parlare di una qualsiasi azienda del settore tecnologico che volesse vendere in Italia il suo software di elaborazione per blog, o aprirvi un social network. Oltre a fare scomparire potenziali posti di lavoro nel settore tecnologico ed a soffocare la libertà di parola, (la legge in discussione), può anche avere un effetto drammaticamente agghiacciante su tutte le forme di libera espressione, arte e cultura.

Mr Berlusconi crede di poter regolamentare uno strumento di comunicazione mondiale per mettere a tacere le numerose voci contrarie al suo regime. Andatosene Bush, forse il legislatore dimentica che nel G20 vi sono Nazioni che di Internet hanno bisogno come il pane e proprio finanziariamente, non è il caso di impedirne lo sviluppo. A nessuno quindi, passa per la testa di toccare Internet perchè, sig. presidente, se ancora non l’avesse capito, tra le altre cose, la libertà di espressione ha il vantaggio della conoscenza. Scambio tra culture. E’ questo forse, cavaliere Berlusconi, che teme per il suo potere?”

Ieri, a Montecitorio, c’ è stata la prima conferenza ufficiale circa la complessa questione: Internet è Libertà. Perchè dobbiamo difendere la rete. Finalmente, l’ emergenza è stata colta da membri politici e parlamentari che conferiranno alla questione un’ importanza non più vaga e marginale, ma effettiva nella difesa del forse unico strumento d’ espressione ancora relativamente libero: Internet.

Al convegno erano presenti: Riccardo Luna, direttore di Wired; il Presidente della Camera dei deputati (PDL) Gianfranco Fini; l’ assessore alla cultura del Comune di Roma Umberto Croppi; Franco Bernabè, amministratore delegato Telecom Italia; Stefano Quintarelli, presidente di Replay; Juan Carlos De Martin, responsabile Creative Commons per l’ Italia; Fiorello Cortiana, Senatore Responsabile Innovazione della Provincia di Milano; il deputato del Pd, Paolo Gentiloni Silveri; Paolo Romani, vice ministro dello sviluppo economico (PDL) e Lawrence Lessig, professore dell’ università di Harvard. Ed è proprio intorno a Lessig che è sembrata delinearsi l’ intera conferenza. Perchè? Perchè è americano. Molto si può dire dell’ America, ma una cosa è certa: gli Stati Uniti non ostacolano lo sviluppo ed il progresso. Andranno forse troppo veloci e saranno probabilmente costretti a dover risolvere questioni generazionali cavillose, circa lo stato mentale e lo sviluppo cognitivo dei cosiddetti “nativi digitali”.

In Italia vi è il problema opposto. Essendo tra i paesi con meno densità demografica e nascite al mondo, gran parte della popolazione “appare prigioniera di un retaggio culturale che ci tiene aggrappati a sistemi superati e non più ottimali” (Gianfranco Fini). Si ignora o condanna drasticamente l’ universo Internet. “L’Italia stà proponendo un avvenire remoto o inesistente, precludendo le attuali e prossime generazioni a concorrere per il futuro” (Senatore Fiorello Contiana). La politica sembra adottare un atteggiamento ostile alla rete. Gli organi istituzionali stanno seminando attraverso i media, un’ idea sbagliata di un mondo definito erroneamente virtuale. Internet è realtà. Non un’ amplificazione, ma un’ estensione ed un cambiamento nelle relazioni sociali.

Il 9 marzo, durante il primo incontro del Norwegian Nobel Committee è stata accettata la candidatura di Internet al premio Nobel per la pace. La rete può essere uno strumento per la pace. Chiunque lo usi può piantare il seme della non violenza. Il merito di un Nobel per tutti e ciascuno di noi, dipenderà dal “valore della reputazione che alla rete attribuiremo. Dalla qualità dell’ informazione data in un sito. Per questo la rete ha l’ effettiva capacità di auto-regolazione ed auto-apprendimento. La libertà in Internet è la libertà di ciascuno. Specchio della società. Strumento di organizzazione sociale. Su venticinque milioni di utilizzatori di Internet in Italia, diciannove appartengono ai social networks, di cui sedici utilizzano come spazio principale, Facebook. Internet è un organismo sociale simile solo al mercato concorrenziale economico, in cui l’ informazione fluisce con costanza e trasparenza. Internet come il mercato, ha un vero grande limite, per quanto riguarda la regolazione dal punto di vista della libertà. La libertà in Internet è la libertà di ciascun individuo e il limite della libertà di ognuno sta nel rispetto dei confini della libertà altrui. La crescita della rilevanza sociale di internet è vertiginosa. In Italia le adesioni ai social networks, crescono più velocemente che in Francia e Germania. La responsabilità stà nella diffusione della rete perchè si torni ad un meccanismo fondato sul concetto di meritocrazia” (Franco Bernabè).

Internet è un’ opportunità che nel nostro Paese viene ancora percepita come una minaccia o un problema da risolvere. Siamo ancora ad un livello in cui bisogna spiegare ed insegnare cos’ è il Web e come usarlo. La classe dirigente dovrebbe mettere a disposizione strumenti che insegnino l’ uso di Internet educando la mente alla formulazione di pensieri costruttivi. L’inarrestabile progresso digitale non và ostacolato ma appoggiato dalle istituzioni al fine di preparare le nuove generazioni ad un confronto socioeconomico internazionale dal quale altrimenti rimarrebbero escluse.

Il vice ministro dello sviluppo economico Paolo Romani, fautore del decreto legge 169, in cui i siti web vengono equiparati alle tv, che tra le altre, come afferma il dirigente di Google Marco Pancini, ha una conseguenza importante: disapplica di fatto le norme sul commercio elettronico in base alla quale l’attività dell’ hosting service provider, cioè del sito che ospita contenuti generati da terzi, va distinta da quella di un canale tv, il quale sceglie cosa trasmettere. Significherebbe distruggere il sistema Internet. Sostanzialmente il suddetto decreto prevede l’ autorizzazione ministeriale preventiva per trasmettere via web, legge che limiterebbe enormemente il funzionamento della rete. I provider sarebbero responsabili dei contenuti pubblicati sul web e dovrebbero rimuovere quelli che violano il diritto d’ autore, pena una sanzione che potrebbe arrivare a centocinquantamila euro per ogni richiamo. Con il Decreto Legislativo Romani tra l’ altro, chi ha un collegamento Internet, rischia di dover pagare anche il Canone Rai. Ma la cosa scioccante è che a sentirlo parlare, il vice ministro non sembra esser molto esperto di Internet. Ha citato più volte come esempio Youtube, sostenendo questo ultimo non sembri avere bisogno di un controllo ferrato, non essendovi sul sito pubblicazioni di impronta pornografica. Il vice ministro Romani non sa neanche dell’esistenza di Youporn!

Ministro, gli ottocento milioni versati dai cittadini allo stato in forma di tasse, al fine di promuovere la cosiddetta “banda larga”, considerata fattore esponenziale di crescita economica e occupazionale di un paese, dove sono?

“Gli ottocento milioni di euro, non sono spariti ma congelati perchè il ministro del tesoro Tremonti, stà aspettando il momento opportuno per investirli”.

E secondo lei, tra la costruzione del ponte a Messina e l’ investimento nella diffusione della banda larga, cosa si potrà sostenere?

“Assolutamente entrambi gli investimenti. Abbiamo soldi per tutto, ve lo garantisco”.

La mia sensazione e’  la stessa di molti, nell’ osservare i volti di tutti neanche più  stupiti, ma dall’espressione sarcastica mista a crescente delusione.

Professor Lessig, cos’ è Internet?

“Internet permette delle cose. E’ uno strumento di innovazione non progettata e non prevista. E’ bene e male. Entità positiva e negativa. Bisogna accettare l’ esistenza di Internet. Favorirla limitandone i danni. Essere umili per non cadere in giudizi estremi e deleteri. E’ necessaria una compensazione tra vantaggi e svantaggi della rete, perchè dichiarare guerra ad Internet significherebbe fare la guerra ai nostri figli. Il ventesimo secolo è stato caratterizzato da una mentalità dittatoriale. Limitare ora gli strumenti di conoscenza ed interrelazione, significherebbe trasformare le nuove generazioni in un popolo di clandestini e pirati. Abbiamo bisogno di governi maturi e sani di mente perchè la libertà stà nell’ insegnamento al rispetto dei confini della libertà altrui”.

Professore, quali sono le differenze tra USA e Italia nelle reazioni al fenomeno Internet?

“In Italia, Internet spaventa e di conseguenza vi è un’ ostile chiusura circa la velocissima evoluzione della rete ed il conseguente cambiamento nelle dinamiche dei rapporti sociali. In America vi è il problema opposto. Il popolo americano ne elogia il bene dimenticandosi del male. Negli Stati Uniti, ancora non si sono ufficialmente affrontate le problematiche che qui oggi stiamo considerando”.

Qual’ è il rischio che stiamo correndo?

“Il pericolo è che l’ attuale frustazione in crescita esponenziale tra i sistemi democratici, generi una rabbia cieca e vendicativa per la quale le generazioni virtuali non perdoneranno le mancate promesse fatte dall’ alto”.

Internet non è altro che un’immensa comunità. Uno spazio in cui poter esprimere la propria natura, considerando e valutando quella degli altri. Un bacino di idee in continuo movimento. Espressione reale di un progresso inarrestabile, in poco più di dieci anni ha sconvolto la politica e le relazioni sociali. Nel bene e nel male. Internet è uno spazio. E come tutti i luoghi, la reputazione di un dato sito dipende da chi lo frequenta. La crescita del singolo individuo è relativa alla scelta di informazioni che si decidono di adottare. Il futuro non è restrizione o divieto ma educazione alla valutazione di ciò che è bene e male. La rete non è un’ amplificazione della nostra vita, ma un’ estensione di ciò che viviamo. Il problema non è che sul network italiano di Facebook vi sia ad esempio, un gruppo di stampo mafioso, ma che nel paese esistano effettivamente sistemi e gruppi mafiosi. Internet siamo noi. Sono le nostre idee ad identificarci e sempre i nostri pensieri a fornirci un potentissimo strumento di relazione e confronto sociale. Statisticamente in Europa, l’ Italia è il paese che usa la rete nel modo più futile e superficiale. Coraggio italiani! Come in tutti i sistemi, il mezzo più potente è sempre il più difficile da gestire. Soprattutto quando il suo funzionamento dipende totalmente da ciò e da chi decidiamo di essere. Sono le nostre scelte di vita a determinarne i contenuti, il valore ed il riflesso di ciò che siamo. La libertà sta nell’ accettazione dei cambiamenti e nel coraggio di capire che nulla è per sempre.

Ottavia Massimo

Per approfondimenti:

Google: “Convegno Internet è libertà. Perchè dobbimo difendere la rete”

Per chi volesse scrivere all’ideatore del Decreto Legislativo 169, Paolo Romani:

  • paolo.romani@sviluppoeconomico.gov.it
  • segreteria.romani@sviluppoeconomico.gov.it